Già dalle prime pagine de Il genio della Bastiglia, oltre a incontrare Ethis, il trovatello diventato principe del vecchio faubourg Saint-Antoine, e Bertrand, il poeta compagnon del tour della Francia, il lettore scoprirà il fascino della bella e imprevedibile Louise e di sua figlia Élisabeth, nata lo stesso giorno in cui viene posata la prima pietra della colonna di luglio.
Questo monumento simbolico crescerà insieme alla ragazza fino alla posa, sette anni più tardi, del genio alato della Bastiglia, equilibrista della Storia che veglierà dal cielo sulla patria degli ebanisti.
Prosegue l’avventura secolare degli artisti del legno e delle loro famiglie attraverso la loro esistenza quotidiana, gli amori, le lacrime, le gioie e le scosse del XIX secolo: le rivoluzioni del 1830 e del 1848, il boom economico del secondo impero, la guerra del 1870, l’assedio di Parigi e la Comune, fino all’apparizione delle prime macchine per la lavorazione del legno. Vengono condivisi gli entusiasmi e i timori suscitati dalla nascente terza Repubblica e i dolori della Grande Guerra.
Nel corso di questi avvenimenti eccezionali il regno del mobile perderà sicuramente un po’ della sua anima, ma le capacità incomparabili delle “lame fini”, artisti dei cortili e dei passage, perpetueranno una supremazia vecchia di tre secoli sposando il lirismo floreale dell’Art Nouveau, lo stile della Belle Époque, e la decorazione moderna dell’Art Déco.
Domenica 8 maggio 1870 a Parigi era bel tempo e faceva quasi caldo. Bertrand e Jean incontrarono Jean-Henri davanti al municipio dell’XI arrondissement, dove si trovava il seggio. La campagna elettorale era stata dura e i confronti durante i quali si erano scontrati i comitati, quello dei sostenitori dell’impero e quello dei democratici, erano spesso degenerati nella violenza.
(…)
ll piccolo François, che stava per compiere otto anni, aveva accompagnato il padre; il nonno guardò con affetto colui che un giorno avrebbe forse usato i suoi attrezzi, sempre allineati sul banco da lavoro sebbene inutilizzati ormai da anni, e gli spiegò perché quel giorno tutti i francesi mettessero una croce su un pezzo di carta, sul quale il bambino era in grado di leggere le parole No e Sì stampate a grandi lettere. Bertrand gli raccontò anche di quante lotte fossero state necessarie, al Faubourg e altrove, per ottenere il diritto di voto. Il bambino capì alla perfezione le spiegazioni di Bertrand.
“Mi hai detto una cosa meravigliosa, nonno”, esclamò a un tratto, “ma dimmi un po’, perché votare sì o no dal momento che l’imperatore fa comunque quello che vuole?”
Bertrand sorrise. François era un ragazzino davvero intelligente.
“Perché se un giorno troppi francesi voteranno no, l’imperatore non potrà più fare ciò che vuole”, rispose.
Il genio della Bastiglia
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JEAN DIWO
Nato a Parigi nel 1914, Jean Diwo debutta nel giornalismo lavorando a Paris-Soir per pagarsi gli studi di Lettere moderne alla Sorbona. Dopo la morte della moglie, nel 1981, da poco in pensione, Diwo si dedica alla scrittura di romanzi storici, ottenendo un rapido successo di pubblico e critica. In un’intervista nel 2006 commenta “I libri mi hanno salvato, mi hanno offerto una seconda vita”. L’autore si spegne nel 2011, all’età di 96 anni.